Al Museo ebraico di Berlino c’è un percorso emozionale in cui sono attivati i sensi della vista e dell’udito per immergerci in quella situazione straniante e dolorosa che è l’Olocausto. Dico che è, non solo che è stato, perchè da Caino in poi il sangue del fratello viene ancora versato e fatto scorrere.
La sala rossa violenta gli occhi e ci getta all’interno del sangue che scorre. Tutto è rosso, i volti, i vestiti. Si esce volentieri, anche fosse per andare in una fredda e scura strada. Chi ha dei figli capisce come non vada bene se questi litigano o si affiancano indifferenti. Chi è genitore soffre per l’assenza di concordia di quei figli-fratelli. Mi fa pensare a Dio, padre di ciascun abitante della terra, che tiene ad ognuno e che si compiace della loro amicizia. Quanto deve soffrire, se posso permettermi, per quei “pensieri, parole, azioni e omissioni” dei suoi figli verso i propri fratelli.
Mettere Dio al centro ci decentra, è vero, ma oltre ad essere un’operazione di verità, ci fa guadagnare la fraternità. La “fraternité” presuppone una “paternité”. Usare Dio per separarci e odiarci è una bestemmia perchè sfigura il vero volto del Padre, e ferisce il suo cuore, la sua vera intenzione, per la quale:
il sangue deve rimanere nelle vene
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