27 luglio 2013, di ritorno da una gita con famiglia a Roma ci fermiamo all’EUR. Un pomeriggio assolato, il contrasto delle strutture metafisiche bianche e del cielo azzurro. Ideale per queste foto che cercano, anche divertendosi con le molteplici prospettive, un contatto con la forma nascente. L’apparire della nuova forma, costituita dal reale materiale mixato con l’apparenza del riflesso, generano in me lo stupore di chi accoglie l’essere che si presenta in una modalità precisa. Il modo, la forma, poi si incrociano con l’osservatore-fotografo e ora con l’osservatore della fotografia. La forma e l’osservatore si scambiano doni.
Poi indubbiamente le strutture bianche dell’EUR (riuscirò mai ad andare all’acquario di Calatrava a Siviglia?) si prestano a metafore, sull’oppressione e la libertà. Fino al momento della liberazione dall’oppressione estrema di quella foto che chiamo “Il mattino del bis”, che ferma l’istante del risvegli dalla Notte infinita, il momento in cui il bagliore sfolgora abbagliante e il cavallo si alza e l’uomo si copre il viso. Luce che entra nelle nicchie delle tombe, anch’esse ormai diventate scenario sottile invaso dall’azzurro del Cielo.
Mi piace anche la foto della galleria geometrica in cui tra le colonne una donna sale su un improbabile autobus. La chiamerei fermata 9 e trequarti, come quella in Harry Potter, dove si entra in un’altra dimensione.
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