Caos. Caos.
Non c’é Dio, non si sa.
Chi lo sa.
È il Fantasma, l’amico immaginario, il sogno perduto.
E l’uomo? Che fine fa? Pezzo di legno.
Groviglio di speranze. Atomini in formazione.
Figura da circo. Sanguinario.
E i valori? Che ridere. Ci credi ancora? A pezzi.
Finzioni peggio di Dio. Parole di paurosi, di tremuli.
E la libertà? Bella quella. Senza Dio, senza io, anche lei è all’ospedale. Sotto i ferri degli illusi. Gli muore fra le mani.
Neuroni padroni tirano i sospiri, spingono le nobili gesta,
costringono la mano, concatenano il suono delle parole,
governano i pensieri che si credono autonomi.
L’ateo non vede bene perché crede ancora a tutto questo.
Per un giorno ancora.
Fino a quando gli occhi si apriranno e vedrà la spianata del nulla.
Del nulla di vero, del nulla di bello, del nulla di buono.
E del nulla del loro opposto. Che creduloni.
Eppure…
Anche la forma che canta il nulla tradisce senso. Anche la foto spappolata è in una cornice di senso. Anche la nota storpiata è canzone.
Eppure…
Le parole che negano il vero si pretendo vere.
La negazione del bello si pretende estetica.
La denuncia dell’illusorio bene si declama come un dono agli uomini.
Eppure…
Chi nega Dio lo fa senza tirare le conseguenze, lo fa senza negarlo davvero.
Il senso governa il fondo della coscienza.
Un campanile, un dito alzato al Cielo, ci salva dall’impossibile negazione.
Un suono di campane ci salva dalla superstizione di crederci annientatibili.
La Chiesa è ancora lì, misconosciuta, trattata con superiorità dagli illusi del nulla, non considerata dagli indifferenti che non sanno il cratere.
Il Caos è bello. Ci insegna la strada del riscatto.
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