Il ricamo della brina.
Scrittura fine
Per contenuto delicato,
Quello meno scontato
Dell’esserci di ciò che c’è.
“Benedite, rugiada e brina, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
Benedite, gelo e freddo, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli.
Benedite, ghiacci e nevi, il Signore,
lodatelo ed esaltatelo nei secoli…” (Daniele 3,68-70)
“Il velo sarà per voi la separazione
tra il Santo e il Santo dei santi” (Esodo 26,33)
“I morti tremano sotto terra,
come pure le acque e i loro abitanti.
Nuda è la tomba davanti a lui
e senza velo è l’abisso.
Egli stende il settentrione sopra il vuoto,
tiene sospesa la terra sopra il nulla.
…Ecco, questi non sono che i margini delle sue opere;
quanto lieve è il sussurro che noi ne percepiamo!
Ma il tuono della sua potenza chi può comprenderlo?” (Giobbe 26,5-7.14)
“Egli strapperà su questo monte
il velo che copriva la faccia di tutti i popoli
e la coltre che copriva tutte le genti.
Eliminerà la morte per sempre;
il Signore Dio asciugherà le lacrime
su ogni volto” (Isaia 25,7-8)
“Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono,
i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono” (Matteo 27,51-52)
Terra indifferente,
compagna di viaggio.
Sorgente e meta.
La parola che ti nomina
l’immagine che ti ritrae
sono l’albero che svetta
sul nulla.
Ecclesia vastata (in rovina)
c’è ancora un orizzonte lì
questo è il mio atto di fede
e il viaggio non ha sentiero.
per chi vive con affetto.
saran segni non del nulla
e indicazione.
Se il viandante un giorno
del suo cammino
si vuole riposare
ecco per lui
l’albero che si mostra
e frena la luce
regalando ombra amica.
Sospesa è la terra nella vuota orbita.
Galleggia serena intorno al suo Sole.
Ma ogni istante, ogni forma, la più piccola che sia,
apparendo di momento in momento,
è sospesa sul vuoto niente,
sul severo non del nulla-di-mondo,
e primeggia bambina tra le mani artiste
del suo innamorato Cielo.
Caos. Caos.
Non c’é Dio, non si sa.
Chi lo sa.
È il Fantasma, l’amico immaginario, il sogno perduto.
E l’uomo? Che fine fa? Pezzo di legno.
Groviglio di speranze. Atomini in formazione.
Figura da circo. Sanguinario.
E i valori? Che ridere. Ci credi ancora? A pezzi.
Finzioni peggio di Dio. Parole di paurosi, di tremuli.
E la libertà? Bella quella. Senza Dio, senza io, anche lei è all’ospedale. Sotto i ferri degli illusi. Gli muore fra le mani.
Neuroni padroni tirano i sospiri, spingono le nobili gesta,
costringono la mano, concatenano il suono delle parole,
governano i pensieri che si credono autonomi.
L’ateo non vede bene perché crede ancora a tutto questo.
Per un giorno ancora.
Fino a quando gli occhi si apriranno e vedrà la spianata del nulla.
Del nulla di vero, del nulla di bello, del nulla di buono.
E del nulla del loro opposto. Che creduloni.
Eppure…
Anche la forma che canta il nulla tradisce senso. Anche la foto spappolata è in una cornice di senso. Anche la nota storpiata è canzone.
Eppure…
Le parole che negano il vero si pretendo vere.
La negazione del bello si pretende estetica.
La denuncia dell’illusorio bene si declama come un dono agli uomini.
Eppure…
Chi nega Dio lo fa senza tirare le conseguenze, lo fa senza negarlo davvero.
Il senso governa il fondo della coscienza.
Un campanile, un dito alzato al Cielo, ci salva dall’impossibile negazione.
Un suono di campane ci salva dalla superstizione di crederci annientatibili.
La Chiesa è ancora lì, misconosciuta, trattata con superiorità dagli illusi del nulla, non considerata dagli indifferenti che non sanno il cratere.
Il Caos è bello. Ci insegna la strada del riscatto.
E un giorno apparve il Mondo.
Sublime e luminoso.
Ciò che non era, avvenne.
Puf. Come per la magia di un Mago.
Il foulard fu alzato, il sipario fu tirato, il sudario fu levato
e la bella Cosa, l’infante Materia, il gioco Reale,
fu, accadde, apparve, venne ad essere, ad esistere.
Si chiama Vita questo effetto, questo colpo di teatro.
E un giorno venni io, venimmo noi, anche tu.
Che ci accorgiamo delle cose, che sappiamo il mondo,
e ci stupiamo per ciò che c’è. Noi insieme al mondo.
Una specie di Nozze.
Noi, coscienza materiale, e il Mondo, materia cosciente (se non altro perché ci siamo noi li dentro).
Apparendo il mondo, cogliendone l’esistenza
(grazie ai nostri occhi e pensiero),
ci rendiamo conto del nostro esserci, proprio ora, proprio qui.
Ci siamo. E vediamo l’apparire delle cose.
E avvertiamo il grande Mago che fa essere le cose,
che dà la Vita.
Lo spettacolo è cominciato
e noi siamo in prima fila.
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