Titolo: Nel pozzo di Maya
Maya nell’induismo è l’intera realtà intesa come illusoria. Una specie di Matrix. Dice Morpheus a Neo: “Che vuol dire reale? Dammi una definizione di reale. Se ti riferisci a quello che percepiamo, a quello che possiamo odorare, toccare e vedere, quel reale sono semplici segnali elettrici interpretati dal cervello. Questo è il mondo che tu conosci (Morpheus accende un televisore e mostra immagini del nostro mondo): il mondo com’era alla fine del XX secolo e che ora esiste solo in quanto parte di una neurosimulazione interattiva che noi chiamiamo Matrix. Sei vissuto in un mondo fittizio, Neo. Questo è il mondo che esiste oggi (Morpheus mostra le immagini di città distrutte, oscurate da una spessa coltre di nubi). Benvenuto nella tua desertica, nuova realtà. (…)
Un corpo umano genera più bioelettricità di una batteria da 120 volt ed emette oltre 6 milioni di calorie. Sfruttando contemporaneamente queste due fonti le macchine si assicurarono a tempo indefinito tutta l’energia di cui avevano bisogno. Ci sono campi, campi sterminati, dove gli esseri umani non nascono, vengono coltivati. A lungo non ho voluto crederci, poi ho visto quei campi con i miei occhi, ho visto macchine liquefare i morti affinché nutrissero i vivi per via endovenosa. Dinanzi a quello spettacolo, potendo constatare la loro limpida raccapricciante precisione, mi è balzata agli occhi l’evidenza della verità. Che cosa è Matrix? È controllo. Matrix è un mondo creato al computer per tenerci sotto controllo al fine di convertire l’essere umano in questa (una pila).” (da internet)
La foto del cortile del Palazzo comunale di Siena è un gioco di rimandi tra illusione e realtà, apparenza e consistenza, immagine e cosa. Il mondo intero è un grande pozzo avvolto dal “velo di Maya”, “segnali elettrici interpretati dal cervello”, girandola di numeri binari: IOOOIIIOOOIIIIOIOIOOO. I due numeri sono l’Alpha e l’Omega dell’intera realtà. Eppure… eppure, come sapere di Matrix e come sapere del Velo di Maya? Il pozzo ha un’apertura da cui svetta la Torre del Mangia che come un grande indice punta il cielo, solcato dalla sottile scia di un aereo. Come sapere dell’illusione se ci siamo dentro? Strana cosa questo momento di lucidità in cui si raggiunge la percezione dell’illusione universale. Se così fosse (universale) sarebbe illusorio anche quel momento di verità/lucidità. Cosa voglio dire? Che l’illusione è percepibile solo se c’è un preventivo sentire di realtà/verità. Infatti anche in Matrix c’è Zion e i combattenti del vero mondo (abbastanza squallido a dire il vero). Lo specchio allora aiuta a capire l’apparire del reale e non tanto la sua apparenza. Davanti a una foto, sia essa digitale o di carta, accade che entrambe le parti (quella del riflesso e quella della realtà fotografata) diventano racconto, narrazione, rappresentazione. Una foto non è la realtà che illustra. La realtà che era vera rispetto al riflesso dello specchio, ora nella foto diventa immagine. Sia l’immagine dello specchio che il reale, ora sono immagine. Questa immagine finale che è la foto, vive in sintonico accordo con il reale che rappresenta. Appunto: niente apparenza senza realtà, niente immagine senza verità. Il mondo vero esiste. Il pozzo di Maya, proprio come ogni pozzo, ha un’uscita sulla verità del reale.
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